Per un’educazione civile
La società non nasce in modo spontaneo. La polis deve essere costruita. Su cosa si può fondare la polis in Italia? Il nostro punto di partenza non può che essere la Carta costituzionale. Nella Costituzione della Repubblica italiana il fondamento della cittadinanza viene individuato nella forma del “patriottismo costituzionale”. Il patto costituzionale fonda una nuova convivenza sulla base di un comune senso di appartenenza. Questo patriottismo ha di per sé una carattere formale e procedurale e dunque, per avere sostanza, deve essere riempito di valori comuni. Di qui l'importanza di una “religione civile, di un “credo civico comune, sovra partitico e sovra confessionale” (Emilio Gentile), anche se in forma debole e democratica (ovvero, non il prodotto di una qualche forma di indottrinamento). Qui però iniziano le difficoltà e le contraddizioni. Le due principali culture politiche del dopoguerra provenivano da scuole estranee allo spirito nazionale. La religione civile, per ciascuna di esse, si identificava con le ideologie di cui erano portatrici. Il compromesso costituzionale non produsse un patriottismo (v. mio articolo Perché una religione civile). Oggi, anche i loro simboli si sono indeboliti o sono addirittura venuti meno.
Dunque, da noi il compito della scuola è quantomeno arduo. Non si tratta solo di trasmettere alle nuove generazioni certi valori ma anche di contribuire a far rinascere quelli dimenticati per lasciarci finalmente alle spalle la triste stagione di degrado dell’etica pubblica di questi ultimi anni. Vasto programma, si potrebbe dire, anche perché tutti noi proveniamo da un’educazione e da una società prive di una cultura della nazione e fortemente condizionate dalle appartenenze locali. Dobbiamo noi stessi provare a rileggere il nostro passato per cercare i germi positivi di una religione civile in grado di unire gli italiani, vecchi e nuovi, a partire dall’educazione a scuola.
Da dove iniziare? Ogni forma di patriottismo ha bisogno di incarnarsi in qualche cosa. Anche il patriottismo ha bisogno di riti, feste e simboli. Ha bisogno pure di numi tutelari, di persone che sono o sono state esempi di virtù civica e repubblicana. In questa pagina, insieme ad alcuni testi di analisi e di riflessione storica utili a dare corpo al patriottismo costituzionale e a proposte pedagogiche, presenterò alcuni di questi esempi. Non dobbiamo dimenticarci che la storia del repubblicanesimo comincia in Italia in epoca antica e prosegue con le libere repubbliche fra il Trecento e gli inizi del Cinquecento, anche se poi ha avuto un arresto che si prolunga fino al presente. La mia è dunque inevitabilmente una scelta di parte. E’ inevitabile che sia così in un Paese in cui le diverse memorie hanno difficoltà a trovare un terreno comune e ogni argomento è tema di conflitti lunghi e laceranti. Cercherò comunque di formulare proposte argomentate e, soprattutto, lontane dai fanatismi di coloro che ritengono di essere portatori di verità definitive, laiche o religiose, sul terreno pubblico. Esse si ispirano a quegli italiani che cercarono di sottrarre il paradigma fondativo della Repubblica alle ideologie dei partiti e delle diverse fazioni per restituirlo a tutti. Dagli scritti dei fratelli Rosselli, di Piero Calamandrei, di Carlo Levi e Luigi Meneghello, solo per citarne alcuni, emerge una passione civile che mira a fondare uno spazio pubblico in cui tutti ci si possa realmente riconoscere come cittadini di un unico Stato al di là delle diverse appartenenze ideologiche, locali o religiose. Il fatto che questa tradizione sia stata sconfitta nel secondo dopoguerra non significa che non abbia visto giusto, anche per l’Italia di oggi. La nuova realtà della società multietnica e multi religiosa che si sta affermando rende queste opzioni sempre più credibili e realistiche al fine di progettare il nostro futuro. Il “non realismo” di un tempo è stato profetico e oggi è forse più realistico degli opportunismi che hanno la vista corta e guardano agli interessi immediati. Il punto di partenza inevitabile di questo percorso è l’analisi della situazione attuale. E’ un passo doloroso ma necessario, un esercizio di verità e non di deprecabile autocommiserazione. Giacomo Leopardi aveva scritto a questo proposito parole di scottante attualità: “Per risvegliarci come nazione dobbiamo vergognarci del nostro stato presente. Rinnovellar tutto, autocriticarci. Ammemorare le nostre glorie passate è stimolo alla virtù, ma mentire e fingere le presenti, è conforto all’ignavia e argomento di rimanersi contenti in questa vilissima condizione”. A questo tema dedicherò il primo contributo (Perché una religione civile), una premessa a tutti i discorsi successivi. Quelli che seguiranno mi auguro potranno essere utili agli insegnanti e, in qualche caso, anche direttamente agli studenti, per riuscire a farsi un’idea della strada da percorrere verso un patto comune di convivenza, a iniziare dalla scuola. E’ questa la premessa per un compito ulteriore e ancor più impegnativo della scuola: far comprendere la necessità della partecipazione alla cosa pubblica, la legittimità democratica delle leggi della Repubblica, la loro formazione, la necessità di rispettarle e farle rispettare nell’interesse di tutta la collettività.