Ciclo affrescato attribuito a Gentile da Fabriano e ai suoi collaboratori raffigurante la Grammatica che insegna a un ragazzo (1411-1412). Foligno, Palazzo Tinci. Fonte: Medioevo, n.9, settembre 2014.
Ciclo affrescato attribuito a Gentile da Fabriano e ai suoi collaboratori raffigurante la Grammatica che insegna a un ragazzo (1411-1412). Foligno, Palazzo Tinci. Fonte: Medioevo, n.9, settembre 2014.
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Qui sotto due miei articoli pubblicati sul quotidiano "Domani" (il 22/11/23 e il 21/12/2023). Nel primo ho cercato di ripercorrere la storia della riforma dell'Autonomia scolastica in Italia. Nel secondo ho fatto una breve analisi della situazione attuale fondata sulla scelta della concorrenza e della competizione.
Meritocrazia
Con il governo di destra il Ministero della Pubblica Istruzione è diventato Ministero dell'Istruzione e del merito. Un antico dibattito sulla "meritocrazia" è giunto così a conclusione. Ma che cosa vuol dire "merito"? E soprattutto, che cosa vuol dire premiare il merito nella scuola? In questo articolo, scritto alcuni anni fa sulla Rivista "Infanzia", ho affrontato la questione.
Una nuova scuola per guardare al futuro
Un gruppo di insegnanti ha presentato un "Manifesto per la nuova scuola". Al Manifesto hanno aderito alcuni autorevoli intellettuali italiani. Io e un gruppo di colleghi ed amici abbiamo ritenuto opportuno scrivere un documento di risposta ("Una scuola nuova che guarda al futuro"). Al nostro documento hanno aderito molti pedagogisti, educatori, uomini e donne di scuola. Qui sotto potete scaricare entrambi i documenti.
NEUROSCIENZE E PEDAGOGIA
Nell' articolo qui sotto (pubblicato sulla Rivista "Professione pedagogista", n.55 , maggio 2020. V. https://www.anpe.it/rivista-professione-pedagogista) analizzo il fenomeno delle nuove conoscenze acquisite dalla pedagogia grazie alle neuroscienze. Le neuroscienze hanno dimostrato che il cervello è un organo plastico. Hanno anche dimostrato l’importanza dello sviluppo del sistema inibitore per resistere alle pulsioni del sistema euristico/intuitivo. Tutto ciò offre importanti indicazioni pedagogiche: ad esempio, viene confermato un importante postulato della pedagogia moderna, quello dell’educabilità di tutti. Nello stesso tempo possiamo affermare che al centro dell’azione educativa sta l’imparare a distanziare la pulsione dall’azione. Le neuroscienze, tuttavia, non hanno portato solo vantaggi. Alcuni, infatti, hanno pensato che le ricerche neuroscientifiche dovessero dettare alla pedagogia le sue pratiche negandole così ogni autonomia. A queste posizioni (v., ad es., l’evidence based education) si deve ricordare che l’educazione non è un processo razionale programmabile dall’alto.
Ringrazio la Redazione della Rivista per la gentile concessione di pubblicare l'articolo.
USI E ABUSI DEL DIGITALE
LA FORMAZIONE DEGLI INSEGNANTI IN FRANCIA
Nelle slides che potete scaricare qui sotto mi sono occupato della formazione iniziale e in servizio degli insegnanti in Francia. L'organizzazione della formazione iniziale è attualmente in fase di modifica su iniziativa del Ministro dell'Educazione Nazionale Jean Miche Blanquer. Questa è la fotografia è allo stato attuale (febbraio 2019). Conoscere il sistema francese può essere molto utile per riflettere sull'attuale situazione italiana. E' in questa prospettiva che l'argomento è stato oggetto di discussione nel corso del seminario di studio su FORMAZIONE INIZIALE E RECLUTAMENTO DEGLI INSEGNANTI organizzato a Roma presso la Facoltà di Medicina e Psicologia il 9 febbraio 2019 dal Movimento di Cooperazione Educativa. Più sotto la locandina del Seminario e un documento MCE sulla formazione degli insegnanti in Italia.
LA PEDAGOGIA DELLA PREDELLA
Il Movimento di Cooperazione Educativa risponde a Galli Della Loggia che i primi di giugno 2018 aveva scritto sul Corriere della Sera una serie di proposte di riforme per la scuola.Il titolo dell'articolo CATTEDRE PIU' ALTE PER TUTTI I PROFESSORI. Che il più grande giornale italiano per la penna di un suo autorevole editorialista, individui quelle indicate come le priorità per la scuola italiana è la testimonianza della cultura che hanno le nostre elites sulle questioni educative (evidentemente ritenute così poco importanti da non meritare adeguati approfondimenti).
V. sotto la risposta del MCE
SCUOLA: ALCUNE RIFORME POSSIBILI E NECESSARIE
Il periodo elettorale è forse quello più adatto per ragionare sulle riforme possibili, anche nella scuola. Ho osato dunque scrivere un documento in cui, dopo un'analisi dell'attuale situazione del sistema formativo, formulo alcune proposte di intervento. Nel documento elenco solo alcuni interventi. Non sono tutti quelli necessari ma ho cercato comunque di toccare i punti qualificanti. Le proposte si collocano nel quadro di una generale revisione del modello aziendalista che sta gradualmente modificando la scuola pubblica.
Formazione à la carte
Nel documento qui sotto svolgo alcune riflessioni sul sistema di formazione iniziale e in servizio degli insegnanti, anche alla luce del D.L. n.59 del 13 aprile 2017 (formazione iniziale degli insegnanti di scuola secondaria). Nell'articolo argomento la seguente tesi: in generale, il sistema introdotto costituisce un esempio di progressivo indebolimento della responsabilità collettiva sulla formazione dei docenti.
La scuola tra nostalgia del passato e fuga nel privato
Qui sotto un mio articolo in cui si affronta un tema di attualità: che fare di fronte alla perdita di credibilità dell'istituzione scuola, alla caduta delle competenze e delle conoscenze negli allievi e ad una crisi generale dell'autorità? Nel documento analizzo criticamente due posizioni molto diffuse: da una parte la nostalgia dei rapporti verticali del passato, dall'altra la fuga nel privato con l'abbandono della scuola pubblica al suo destino. Io propongo una via diversa, il cui punto di partenza è il seguente principio: la scuola deve saper raccogliere la sfida dell’educazione a fronte di una società invasa dagli individualismi, dalla ricerca dell’utile immediato e dall’incapacità crescente di riflessione critica.
SCRIVERE BENE E' ANCORA IMPORTANTE?
In questo articolo Claudio Giunta interviene su un tema che è stato oggetto di discussione in queste settimane: la scarsa competenza linguistica delle nuove generazioni di studenti.
Secondo l'autore, la competenza nella scrittura, il saper scrivere decentemente, declina anche per una ragione molto semplice e concreta, una ragione che – magari inconsciamente – è ben chiara agli studenti che hanno fretta di laurearsi (e più ancora alle loro famiglie che li mantengono), e cioè che saper scrivere decentemente, alla fine, non è più così importante. Non lo è, scrive Claudio Giunta, perché lo scrivere (e anche lo scrivere per un pubblico) è diventato un’attività ordinaria come parlare o come leggere. Dunque molti di coloro che scrivono sono indifferenti alle regole della buona forma, o non le hanno mai veramente imparate.L'analisi di Claudio Giunta coglie nel segno anche perché va oltre le ingenue e semplicistiche analisi del manifesto steso dal Gruppo di Firenze per la scuola del merito e della responsabilità (v. documento qui sopra). Imparare a scrivere e a leggere non è solo un cavillo tecnico ma è la condizione della profondità del pensiero e di un ingresso nel mondo simbolico. Capacità di argomentare e immaginazione narrativa sono le condizioni per diventare cittadini consapevoli che sanno relazionarsi con la complessità del mondo che li circonda. Dunque , il fatto che per gran parte della società di oggi non sia più importante non è una buona notizia. E' una notizia che impegna gli insegnanti in un lavoro difficile ma al quale non ci si può sottrarre, in primo luogo curando il proprio saper scrivere bene.
Qui sotto il link all'articolo completo.
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SENZA L’EDUCABILITA’ DI TUTTI NON C’E’ PEDAGOGIA MA RIPRODUZIONE DELLE DISUGUAGLIANZE
La pedagogia moderna nasce quando quando emerge in alcuni la convinzione secondo cui tutti gli uomini possono essere formati e aspirare ad un futuro migliore. Dopo più di due secoli la psicologia dei doni continua ancora ad agire . Lo dimostra Marco Romito nel bello studio “Una scuola di classe” (Guerini). Dall’indagine di Romito appare come i consigli orientativi degli insegnanti di scuola media siano condizionati dalle appartenenze sociali degli allievi. Nel discorso e nella pratica degli insegnanti si riflette dunque la doppiezza di una istituzione scolastica che afferma di essere fondata su principi di eguaglianza e di pari opportunità mentre in realtà riproduce attivamente la diseguaglianza sociale.
Compito principale della scuola democratica è la riduzione delle disuguaglianze culturali e degli insuccessi scolastici . Solo se riesce a far questo si può parlare poi di meritocrazia. A volte la scuola cerca di farlo anche se senza molto successo, altre volte non lo fa affatto ma gioca in senso contrario esercitando una “violenza simbolica” sugli allievi. Gli allievi più deboli e svantaggiati finiscono così per credere che il loro futuro sia predestinato secondo i loro “doni naturali”. La pedagogia non ha l’obbligo dei risultati (come vorrebbero molti) ma almeno quello dei mezzi. Tra gli anni 60 e 70 tutto questo era pane quotidiano nella riflessione pedagogica e sociologica. Oggi non possiamo dire la stessa cosa. E’ bene dunque che tutti gli insegnanti si interroghino quotidianamente sulla delicatezza del loro ruolo e sul compito principale della pedagogia: l’emancipazione degli individui, tutti, non uno di meno. Inventando gli strumenti didattici più utili allo scopo (situazioni didattiche attive, centralità della valutazione formativa, ecc.). Qui sotto una recensione del volume:
LA SCUOLA DELL’INFANZIA PRIMO LIVELLO DEL SISTEMA DI ISTRUZIONE
La Legge n. 107 delega il governo ad emanare un Decreto Delegato di riordino dei “servizi” educativi per il settore 0-6. Qui sotto il parere critico di Francesco Greco (Associazione Nazionale Docenti) al fine di salvaguardare la scuola dell’infanzia come primo livello del diritto allo studio (non semplice “servizio”) e la sua gestione da parte dello Stato. Il disegno di Legge attualmente in discussione mette infatti fortemente a rischio questi punti fermi che sono costituzionali. Lo Stato si impegna a generalizzare la scuola dell’infanzia ma parla di “servizi” e ne delega la gestione a Regioni, Comuni e privati. Più sotto il parere di Antonia Sani (Associazione per la Scuola Pubblica). :
DIRITTI CIVILI UNIVERSALI VS. DIRITTI DI APPARTENENZA
Prendendo spunto da una vicenda di questi giorni svolgo alcune riflessioni su quale tipo di convivenza intendiamo costruire in Italia, su qual è la natura del patto che unisce persone che vivono nello stesso territorio (con inevitabili responsabilità sul piano educativo):
L’EDUCAZIONE DI FRONTE ALLA BARBARIE
Il barbaro attentato di Parigi del 7 gennaio 2015 si caratterizza subito per il suo alto valore simbolico. Quali interrogativi questa vicenda pone alla scuola e al mondo dell’educazione? Qui sotto un mio articolo sul tema:
LAICITA’ E SCUOLA, LAICITA’ NELLA SCUOLA
Il problema della laicità non riguarda solo i rapporti tra lo Stato e le appartenenze religiose, ma anche la dimensione pedagogica e formativa. Laicità è infatti imparare a resistere a tutte le forme di manipolazione, di dogmatismo, anche quando provengono da coloro che ci vogliono emancipare; è imparare a a far prevalere l’ “esigenza di verità” (su cui si fondano le argomentazioni razionali) sulle opinioni superficiali e i pregiudizi. Di qui il compito centrale della scuola e degli insegnanti. Ecco un mio documento sul tema:
COMPETIZIONE TRA LE SCUOLE, COMPETIZIONE NELLA SCUOLA
Da circa un ventennio il modello per migliorare la scuola sembra esser quello della ricetta liberista: la scuola è anch’essa un’impresa e come tale deve garantire risultati in termini di prodotto. Mettendo in concorrenza le scuole pubbliche, riconoscendo la parità con le scuole private e comparando i “prodotti” si stimolerebbe ognuna di esse a migliorare per non restare indietro. Ho già ripercorso quella vicenda in un documento pubblicato in questa pagina (v. “Autonomia scolastica”). Nel frattempo, il progetto che si fonda sul presunto ruolo positivo della competizione (tra scuole e nella scuola) sta diventando sempre più realtà. Nel documento che segue analizzo le ultime fasi.
SCUOLA, ISTITUZIONE DELLA REPUBBLICA
A margine del recente dibattito sulla riforma della scuola potete leggere un mio articolo in cui approfondisco alcuni temi. Nell’articolo si fa riferimento all’intervento di un altro osservatore che sul sito www.pavonerisorse.it ha commentato criticamente il mio articolo “Buona scuola?” (v. sotto). Allego anche un link anche a questo testo:
BUONA SCUOLA?
Qui sotto è possibile scaricare un mio documento di commento alla recente proposta del Governo di Riforma della scuola.Il documento è stato pubblicato in francese sul sito di Philippe Meirieu:
IL PROFESSOR KEATING E’ UN BUON EDUCATORE?
Nell’articolo che segue svolgo alcune riflessioni sul ruolo dell’insegnante a partire dall’interpretazione di Robin Williams, recentemente scomparso, nel film “L’attimo fuggente” (ovvero, “La Setta dei Poeti Estinti”, Dead Poets Society, nella versione originale):
LA LEZIONE DI MARIO LODI
Qui sotto potete leggere un mio articolo scritto in occasione della scomparsa di Mario Lodi, maestro ed educatore:
PRINCIPI PER UN’EDUCAZIONE DEMOCRATICA
Questo documento è stato scritto da Philippe Meirieu, pedagogista francese e professore all’Università di Lione. Lo ringrazio per avermi gentilmente concesso di tradurlo in italiano. Nel testo che segue Meirieu indica quelli che a suo parere sono i postulati, i principi che caratterizzano la scuola in uno Stato democratico e di diritto. Per molti di questi principi si sono battute generazioni di educatori, insegnanti, cittadini, al punto che si è finito per darli per scontati. Le vicende degli ultimi vent’anni ci hanno riportato alla realtà. La scuola come luogo di emancipazione degli individui, invenzione recente dell’Occidente, è una costruzione storica che potrebbe anche essere abbandonata in un futuro prossimo. Di qui l’importanza di questo documento. Esso ricorda a tutti che, direbbe Meirieu, “la pedagogia è uno sport di lotta”. A monte di ogni progetto pedagogico c’è una fede e una speranza comune. Senza una “religione civile” non vanno avanti né le nazioni né i loro sistemi formativi. La fede dell’educazione democratica si fonda sulla convinzione che nessuno deve essere condannato all’esclusione, che la trasmissione della cultura non ha tanto per obiettivo di selezionare le elites o i più adatti al mercato del lavoro ma prima di tutto quello di emancipare e far crescere i soggetti a partire dalla loro più tenera età. Di tutto questo Philippe Meirieu scrive con lucidità e chiarezza specificando una serie di “punti fermi”. Vi invito quindi a leggere questo documento. La consapevolezza del compito educativo della scuola, la speranza nel soggetto di domani è la scommessa che ci muove ogni giorno e orienta tutto ciò che facciamo. Senza questa speranza il nostro lavoro non avrebbe più alcun senso.
AUTONOMIA SCOLASTICA: CRONISTORIA DI UNA RIFORMA (E DEI SUOI LIMITI)
In Italia quando si parla dei problemi della scuola quasi mai li si mette in relazione con la riforma epocale che l’ha trasformata dopo il 2000, quella dell’autonomia. Mi rendo conto che formulando critiche al progetto originario targato centro sinistra compio un atto di lesa maestà. Premesso che il mio punto di vista può naturalmente essere condiviso o no, chiedo semplicemente che si possa iniziare a ragionare non solo sulle ultime riforme devastanti ma anche sulle loro premesse. L’autonomia, così come è stata realizzata, non deve essere un a priori. E’ una riforma organizzativa della scuola che, come altre, ha le sue luci e le sue ombre. La mia tesi, in particolare, è che l’autonomia delle scuole in Italia si sia realizzata mettendo in forse alcuni principi fondanti che la scuola come istituzione dovrebbe garantire. E’ prevalsa sempre più una concezione della scuola come semplice “servizio”, con ampie concessioni alla sua versione consumeristica (concorrenza tra scuole, corsi a domanda, ecc.). Un modello del tutto discutibile, che peraltro è stato realizzato in modo poco coerente e incompleto (e quindi con ampie riserve anche sulla sua efficacia, oltre che sulla sua equità). Leggi il documento:
Sul sito di Eurydice si può scaricare la ricerca sul livello delle autonomie gestionali e didattiche delle scuole nei paesi europei (v. autonomia scolastica in Europa)
SCUOLA MEDIA UNICA: 1963 – 2013
La scuola media unica aperta a tutti compie cinquant’anni. Ebbe inizio infatti nell’anno scolastico 1963/64. Potete leggere un mio articolo che ricorda quella stagione, con i necessari richiami all’attualità, su questo documento:
IL MITO TECNOLOGICO DELL’EDUCAZIONE
Il mito tecnologico è vecchio quanto l’uomo. E’ il mito della fabbricazione dell’altro, ben rappresentato dalla storia di Frankestein, tema del fortunato romanzo di Mary Shelley. Nello stesso modo, possiamo dire, si può “costruire” un allievo, dunque una persona, mettendo insieme una serie di saper fare, a cui, attraverso un attento slittamento semantico, si dà il nome di “competenze”. Una nuova egemonia culturale, quella della scuola “produttiva”, fa ritornare in auge un vecchio mito. In questo modo si snatura il concetto di competenza, che, se inteso nella sua complessità, ha grandi vantaggi pedagogici: quello di opporsi all’ “psicologia delle doti” (non si nasce con le competenza ma si può apprenderle, di qui l’importanza dell’educazione) e quello di attirare l’attenzione sull’importanza del transfert, cioè sulla necessità di saper utilizzare una conoscenza in un contesto nuovo. Un documento su questo tema qui sotto:
SISTEMA DI ISTRUZIONE E SCUOLE PRIVATE
A Bologna nel mese di maggio 2013 si è svolto un referendum. Il Comitato promotore chiedeva di abrogare il finanziamento del Comune alle scuole dell’infanzia paritarie. La questione posta dal referendum bolognese, anche al di là del suo esito specifico, va ben al di là dei confini emiliani. Riapre infatti la questione dell’organizzazione e della gestione della scuola e dei servizi educativi, della laicità dello Stato e delle Pubbliche Istituzioni e del ruolo esercitato dalle scuole non statali. La Rivista Infanzia ha partecipato a questo dibattito pubblicando un articolo a mia firma e un altro a firma di Egidio Lucchini, storico collaboratore della Rivista. Qui sotto potete leggere entrambi gli articoli e fare le vostre valutazioni sulla questione:
L’EDUCAZIONE E I RISCHI DEL PREGIUDIZIO
Il pregiudizio è vecchio quanto la società umana. Ha infatti esercitato una funzione sociale rendendo completamente chiaro ciò che è indefinito. Il pregiudizio serve per esorcizzare le paure ma tende ad assolverci da ogni responsabilità. Quando si allarga diventa un passo all’indietro della società, un ritorno al maschio primitivo che rifiuta ogni diverso facendone un nemico, misconoscendo tutta la tradizione biblica, che a partire dall’episodio di Caino (in cui Dio punisce ma non uccide) ci ha aiutato a elaborare il riconoscimento dell’altro. Nel documento che segue affronto questo tema e i suoi risvolti in campo educativo.
QUANDO L’INGLESE E’ PROVINCIALE: LINGUA ITALIANA E MULTILINGUISMO
Qui sotto un mio articolo sul multilinguismo e l’uso dell’inglese in Italia anche con riferimento alla scuola. Il secondo documento è il testo della Commissione Europea (2005) dedicato alla politica del multilinguismo. Il documento è stato redatto a cura di Esperanto Radikalia (v. www.democrazialinguistica.it) :
Contro l'uso esclusivo dell'inglese nelle Università italiane . La promozione della lingua nazionale è un dovere civile e impegna anche il sistema formativo. Qui un interessante articolo di Lorenzo Tomasin sul tema.
“ESPERTI” MONDIALI vs. DEMOCRAZIA
“Esperti” dell’educazione riuniti dal WISE (Forum fondiale sull’inovazione e l’educazione), organizzazione della Qatar Fundation per parlare del futuro dell’insegnamento e dei sistemi educativi. Qui sotto un’analisi attenta di Philippe Meirieu (francese).Più sotto il sito del WISE (inglese):
Conciliare studio e sport
Silla Gambardella, giornalista e scrittore, intervista Monica Mesce, Direttrice dell’Istituto Milano, una scuola superiore che ha previsto un percorso formativo per i giovani atleti: