Ciclo affrescato attribuito a Gentile da Fabriano e ai suoi collaboratori raffigurante la Grammatica che insegna a un ragazzo (1411-1412). Foligno, Palazzo Tinci. Fonte: Medioevo, n.9, settembre 2014.

 

Non si tratta di diffondere un nuovo catechismo, anche se fosse un catechismo popolare e laico. Si tratta di formare uomini  in grado di esercitare spirito critico. Avere spirito critico significa voler capire prima di accettare qualsiasi tesi, poter giudicare per poter scegliere”. 

Dal manifesto di Pontigny (1937) sui compiti della scuola pubblica

A Pontigny nel 1937  il Ministro dell’istruzione francese Jean Zay del governo del Front populaire riunì rappresentanti di forze politiche e sociali francesi ed europee per discutere di scuola ed educazione. Jean Zay fu imprigionato durante il regime di Vichy. Subì  un processo farsa e  nel 1944 fu ucciso da militanti di estrema destra.    

 Qui sotto due miei articoli pubblicati sul quotidiano "Domani" (il 22/11/23 e il 21/12/2023). Nel primo ho cercato di ripercorrere la storia della riforma dell'Autonomia scolastica in Italia. Nel secondo ho fatto una breve analisi della situazione attuale fondata sulla scelta della concorrenza e della competizione.

Meritocrazia

Con il governo di destra il Ministero della Pubblica Istruzione è diventato Ministero dell'Istruzione e del merito. Un antico dibattito sulla "meritocrazia" è giunto così a conclusione. Ma che cosa vuol dire "merito"? E soprattutto, che cosa vuol dire premiare il merito nella scuola? In questo articolo, scritto alcuni anni fa sulla Rivista "Infanzia", ho affrontato la questione.

Una nuova scuola per guardare al futuro

Un gruppo di insegnanti ha presentato un "Manifesto per la nuova scuola". Al Manifesto hanno aderito alcuni autorevoli intellettuali italiani. Io e un gruppo di colleghi ed amici abbiamo ritenuto opportuno  scrivere un documento di risposta ("Una scuola nuova che guarda al futuro"). Al nostro documento hanno aderito molti pedagogisti, educatori, uomini e donne di scuola. Qui sotto potete scaricare entrambi i documenti.

NEUROSCIENZE E PEDAGOGIA

Nell' articolo qui sotto (pubblicato sulla Rivista "Professione pedagogista", n.55 , maggio 2020. V. https://www.anpe.it/rivista-professione-pedagogista) analizzo il fenomeno delle nuove conoscenze acquisite dalla pedagogia grazie alle neuroscienze. Le neuroscienze hanno dimostrato che il cervello è un organo plastico. Hanno anche dimostrato l’importanza dello sviluppo del sistema inibitore per resistere alle pulsioni del sistema euristico/intuitivo. Tutto ciò offre importanti indicazioni pedagogiche: ad esempio, viene confermato un importante postulato della pedagogia moderna, quello dell’educabilità di tutti. Nello stesso tempo possiamo affermare che al centro dell’azione educativa sta l’imparare a distanziare la pulsione dall’azione. Le neuroscienze, tuttavia, non hanno portato solo vantaggi. Alcuni, infatti, hanno pensato che le ricerche neuroscientifiche dovessero dettare alla pedagogia le sue pratiche negandole così ogni autonomia. A queste posizioni (v., ad es., l’evidence based education) si deve ricordare che l’educazione non è un processo razionale programmabile dall’alto.

Ringrazio la Redazione della Rivista per la gentile concessione di pubblicare l'articolo.

LIBERA SCELTA DELLA SCUOLA?

Ripropongo qui sotto un testo scritto tempo fa ma ancora attuale.  L'indebolimento delle regole sulla zonizzazione per l'iscrizione a scuola è stato il primo passo verso una scuola soggetta alle regole di mercato, con le conseguenze negative che  vengono segnalate anche da una fonte insospettabile: la Fondazione Agnelli. I risultati di una ricerca mettono in evidenza un’associazione negativa tra la costituzione di gruppi omogenei (allievi appartenenti agli stessi ceti) e i risultati di apprendimento (gruppi più omogenei produrrebbero risultati peggiori).

APOCALITTICI E INTEGRATI

L’attuale situazione di emergenza, provocando la chiusura delle scuole, ha aperto un’ampia discussione sull’uso della didattica a distanza, sui suoi limiti e sulle sue possibilità. Questa discussione è stata l’occasione per far emergere un contrasto più profondo che da tempo circola nella scuola e nella società. Sono emerse diverse posizioni ma per brevità mi limito a segnalare quelle più significative e apertamente opposte tra loro. Parafrasando Umberto Eco, definirei le prime quelle degli apocalittici e le seconde quelle degli integrati. Qui sotto il mio articolo sul tema.

 

L'educazione al tempo del coronavirus

La chiusura di tutte le scuole a causa dell’emergenza coronavirus  mette tutti in una situazione nuova e inedita: viene a mancare lo spazio-tempo in cui apprendere insieme.   Come organizzarsi al meglio in questa situazione forzata?  Come cogliere le opportunità che che ci vengono offerte? Ne parlo nell'articolo qui a sinistra.

LA DIDATTICA  DISTANZA NON E' UN NEMICO DELLA BUONA DIDATTICA

In questo momento di emergenza  si è  aperta una discussione sul senso della didattica a distanza, sulla sua necessità, obbligatorietà e limiti.     La scuola non è la didattica a distanza ma molte obiezioni presentate sembrano  non aver colto il problema, che  non è la didattica a distanza ma la didattica trasmissiva, quella che molti continuano  e continueranno a praticare anche dopo questa emergenza. Il mio articolo è qui sotto.

 

SCUOLE "ALTERNATIVE": PROGRESSISTI O LIBERISTI?

Il fenomeno delle scuole "alternative" ricorda le prime esperienze del movimento dell'Educazione Nuova. Nell'attuale società liquida e individualizzata questo fenomeno  assume spesso una connotazione  radicalmente critica dell'istituzione scuola. Le scuole "alternative" potrebbero essere un'opportunità per innovare la pedagogia ma anche un segnale di fuga nel privato, dunque  di  disgregazione della scuola come  spazio pubblico fondato su principi di universalità e di uguaglianza. Si confrontano ancora una volta due visioni della militanza pedagogica: "Scuola unica" in cui sono presenti  diversi orientamenti pedagogici  o "Scuole nuove" fuori e contro l'istituzione? Qui sotto un mio articolo sul tema uscito sul n. 2/2019 della Rivista Cooperazione Educativa.

USI E ABUSI DEL DIGITALE


Oggi la scuola è profondamente condizionata dalla rivoluzione digitale.  Il digitale offre grandi possibilità ma presenta anche rischi. la rete progettata dai grandi network (Google, Apple, Facebook, Amazon) è stata progettata come un sistema di interruzione dell'attenzione. Il marketing consumistico ha un progetto contrario a quello della scuola, la quale, per favorire la costruzione del pensiero, ha bisogno di  promuovere lo sviluppo dell'attenzione profonda.  A fonte di ciò, e in attesa di interventi regolativi da parte dei poteri pubblici,  la scuola non deve chiudersi in se stessa ma far proprie le nuove tecniche scoprendone il ruolo positivo (come fu per la scrittura nell'antichità). Ne parlo in questo intervento che ho tenuto nel novembre 2018 per la casa editrice LA TECNICA DELLA SCUOLA. Il mio intervento (accompagnato da slides e bibliografia) è visibile ed ascoltabile sul canale you tube della casa editrice al link qui sotto.

LA FORMAZIONE DEGLI INSEGNANTI IN  FRANCIA

Nelle  slides che potete scaricare qui sotto  mi sono occupato della formazione iniziale e in servizio degli insegnanti in Francia. L'organizzazione della formazione iniziale è attualmente  in fase di modifica su iniziativa del Ministro dell'Educazione Nazionale Jean Miche Blanquer. Questa è la fotografia è allo stato attuale  (febbraio 2019). Conoscere il sistema francese può essere molto utile per riflettere sull'attuale situazione italiana. E' in questa prospettiva che  l'argomento è stato oggetto di discussione nel corso del seminario di studio su FORMAZIONE INIZIALE E RECLUTAMENTO DEGLI INSEGNANTI  organizzato a Roma presso la Facoltà di Medicina e Psicologia il 9 febbraio 2019 dal Movimento di Cooperazione Educativa. Più sotto la locandina del Seminario  e un documento MCE sulla formazione degli insegnanti in Italia.

 

LA PEDAGOGIA DELLA  PREDELLA

Il Movimento di Cooperazione Educativa risponde a Galli Della Loggia   che  i primi di giugno 2018  aveva scritto sul Corriere della Sera una serie di   proposte di riforme per la scuola.Il titolo dell'articolo CATTEDRE PIU' ALTE PER TUTTI I PROFESSORI.   Che il più grande giornale italiano per la penna di un suo  autorevole   editorialista, individui quelle  indicate come le priorità per la scuola italiana è la testimonianza della cultura che hanno le nostre elites sulle questioni educative (evidentemente ritenute così poco importanti da non meritare adeguati approfondimenti).

V. sotto la risposta del MCE

 

SCUOLA:  ALCUNE RIFORME POSSIBILI E NECESSARIE



Il periodo elettorale è forse quello più adatto per ragionare  sulle riforme possibili, anche nella scuola. Ho osato dunque  scrivere  un documento in cui, dopo un'analisi dell'attuale situazione del sistema formativo,  formulo alcune proposte di intervento. Nel documento elenco solo alcuni interventi. Non sono tutti quelli necessari  ma  ho cercato comunque di toccare i punti  qualificanti.  Le proposte si collocano nel quadro di una generale revisione del modello aziendalista che sta gradualmente modificando la scuola pubblica. 


 

IL MODELLO MEDICO IN EDUCAZIONE

È sotto gli occhi di tutti come da tempo  molti problemi  di carattere educativo e sociale siano diventati di competenza della medicina e della psicologia. Ciò anche grazie a recenti disposizioni che hanno allargato il campo dei "disturbi" oggetto di certificazione. In questo contributo pubblicato sul n. 57 (maggio 2021) della Rivista Professione Pedagogista (https://www.anpe.it/rivista-professione-pedagogista) prendo in esame i rischi sociali che si possono correre con un'eccessiva "medicalizzazione" dell'azione educativa.

 

Alain Goussot, Rischi di medicalizzazione nella scuola

Al link qui sotto potete leggere un articolo di Alain Goussot  del 2015 sull'invadenza del modello medico in educazione. Alain Goussot è scomparso nel 2016.

 

Formazione à la carte

Nel documento qui sotto svolgo alcune riflessioni sul sistema di formazione iniziale e in servizio degli insegnanti, anche alla luce  del D.L. n.59 del 13 aprile 2017  (formazione iniziale degli insegnanti di scuola secondaria). Nell'articolo argomento la seguente tesi: in generale, il sistema introdotto costituisce un esempio di progressivo indebolimento della responsabilità collettiva sulla formazione dei docenti.

La scuola tra nostalgia del passato e fuga nel privato

Qui sotto un mio articolo in cui si affronta un tema di attualità: che fare di fronte alla perdita di credibilità dell'istituzione scuola, alla  caduta delle competenze e delle conoscenze negli allievi e  ad una crisi generale dell'autorità? Nel documento analizzo criticamente due posizioni molto diffuse:  da una parte la nostalgia dei rapporti verticali del passato, dall'altra la fuga nel privato  con l'abbandono della scuola pubblica al suo destino. Io propongo una via diversa, il cui punto di partenza è il seguente principio: la scuola  deve saper raccogliere la sfida dell’educazione a fronte di una società  invasa dagli individualismi,  dalla ricerca dell’utile immediato e dall’incapacità crescente di riflessione critica.

 

SCRIVERE BENE E' ANCORA IMPORTANTE?

In questo articolo Claudio Giunta interviene su un tema che è stato oggetto di discussione in queste settimane: la scarsa competenza linguistica delle nuove generazioni di studenti. 
Secondo l'autore, la competenza nella scrittura, il saper scrivere decentemente, declina anche per una ragione molto semplice e concreta, una ragione che – magari inconsciamente – è ben chiara agli studenti che hanno fretta di laurearsi (e più ancora alle loro famiglie che li mantengono), e cioè che saper scrivere decentemente, alla fine, non è più così importante. Non lo è, scrive Claudio Giunta,  perché lo scrivere (e anche lo scrivere per un pubblico) è diventato un’attività ordinaria come parlare o come leggere. Dunque molti di coloro che scrivono sono indifferenti alle regole della buona forma, o non le hanno mai veramente imparate.L'analisi di Claudio Giunta coglie nel segno anche perché va oltre le ingenue e semplicistiche analisi del manifesto steso dal Gruppo di Firenze per la scuola del merito e della responsabilità (v. documento qui sopra). Imparare a scrivere e a leggere non è solo un cavillo tecnico ma è la condizione della profondità del pensiero e  di un ingresso nel mondo simbolico. Capacità di argomentare e immaginazione narrativa sono le condizioni per diventare cittadini consapevoli che sanno relazionarsi con la complessità del mondo che li circonda. Dunque , il fatto che per gran parte della società di oggi non sia più importante non è una buona notizia. E' una notizia che impegna gli insegnanti in un lavoro difficile ma al quale non ci si può sottrarre, in primo luogo curando il proprio saper scrivere bene.

Qui sotto il link all'articolo completo.

 

LA VALUTAZIONE  ISTITUZIONALE DEL SISTEMA SCOLATICO

Francia  e Italia a confronto

Oggi, a causa della forte competizione internazionale, su pressione dei governi  e dei mercati assistiamo a un forte sviluppo della valutazione istituzionale. Oggi questa valutazione rischia di sovrapporsi a quella pedagogica,  imponendole logiche ad essa estranee. In questo contributo prendo in esame  il quadro della valutazione istituzionale in un Paese a noi vicino, la Francia, che ha avuto in passato un  ruolo importante nell’ispirare l’organizzazione politica ed amministrativa del più giovane Stato italiano. Svolgo infine qualche analisi e raffronto con il sistema italiano di valutazione istituzionale

 
 


VALUTAZIONE ESTERNA DEGLI APPRENDIMENTI SCOLASTICI: IL CASO INVALSI

Sul n. 1/2014 della Rivista  Pedagogia più Didattica  è stato pubblicato un mio contributo sulla valutazione esterna degli apprendimenti scolastici con particolare  riferimento alle rilevazioni messe in atto in Italia a cura dell’INVALSI. Ecco una breve sintesi dell’articolo:

La questione della valutazione esterna degli apprendimenti scolastici ha assunto un ruolo sempre più centrale nella regolazione dei sistemi formativi. In questo articolo si prende anzitutto in esame il contesto storico-politico internazionaleentro cui il tema è stato affrontato. Si analizzano quindi i principi epistemologici a cui si ispira il metodo il metodo di rilevazione e analisi dei dati adottato in Italia dal Sistema Nazionale di Valutazione (Invalsi). Il paradigma empirista che emerge ispira un metodo che, attraverso l’analisi di comportamenti degli studenti, permette di acquisire dati confrontabili tra loro ed utilizzabili a livello statistico. E’ molto dubbio invece che i test finora utilizzati riescano a valutare le competenze complesse, quelle più significative nellaformazione.I risultati delle rilevazioni non possono dunque essere considerati come principale punto di riferimentoregolativo per gli insegnanti. Si tratta piuttosto di ipotesi su alcune tipologie di apprendimento degli allievi, quelle ritenute più funzionali a politiche dell’istruzione sempre più orientate a uno stretto rapporto tra scuola e mondo del lavoro.

PROVE INVALSI

Sui test INVALSI   ecco alcuni articoli di analisi (la fonte è per tutti il sito www.roars.it)

Enrico Rogora, I test INVALSI sono scientificamente solidi? Renato Miceli, Invalsi, Test di apprendimento nella scuola.

Renato Miceli, Invalsi, Test di apprendimento nella scuola

Angela Angelucci, OCSE PISA e Invalsi



 
 

ALAIN GOUSSOT

La vigilia di Pasqua 2016 è mancato improvvisamente Alain Goussot, pedagogista ed educatore. Alain Goussot  ha sempre praticato una pedagogia attiva, militante, accanto ai più deboli, ai più vulnerabili, fossero essi disabili, migranti, poveri o socio-culturalmente deprivati. In questo è stato in perfetta continuità con le migliori tradizioni della pedagogia speciale. Qui sotto pubblico una nota biografica di Goussot e il ricordo da parte di suoi due amici, Angelo Errani e Dimitris Argiropoulos.   Alain Goussot lascia quattro figli ed una moglie  ammalata.  La famiglia è ora a rischio di serie difficoltà economiche. Per questo la Società Italiana di Pedagogia Speciale ha lanciato una sottoscrizione a cui aderisco volentieri. Chi desidera aderire con un sostegno economico può trovare le indicazioni nel documento qui sotto

:


SARA’ BUONA SCUOLA?

Osservazioni e riflessioni sulla legge 107

In questo articolo   ho cercato di dare un contributo alla comprensione della legge n. 107 (denominata enfaticamente "Buona scuola"). Ho  tentato di presentare i dati nel modo più chiaro e più completo possibile ed ho quindi svolto le mie analisi critiche. Spero di esser riuscito a mantenere l’impegno.


SENZA L’EDUCABILITA’ DI TUTTI NON C’E’ PEDAGOGIA MA RIPRODUZIONE DELLE DISUGUAGLIANZE

La pedagogia moderna nasce quando quando emerge in alcuni la convinzione secondo cui tutti gli uomini possono essere formati e aspirare ad un futuro migliore. Dopo più di due secoli la psicologia dei doni continua ancora ad agire . Lo dimostra Marco Romito nel bello studio “Una scuola di classe” (Guerini). Dall’indagine di Romito appare come i consigli orientativi degli insegnanti di scuola media siano condizionati dalle appartenenze sociali degli allievi. Nel discorso e nella pratica degli insegnanti si riflette dunque la doppiezza di una istituzione scolastica che afferma di essere fondata su principi di eguaglianza e di pari opportunità mentre in realtà riproduce attivamente la diseguaglianza sociale.
Compito principale della scuola democratica è la riduzione delle disuguaglianze culturali e degli insuccessi scolastici . Solo se riesce a far questo si può parlare poi di meritocrazia. A volte la scuola cerca di farlo anche se senza molto successo, altre volte non lo fa affatto ma gioca in senso contrario esercitando una “violenza simbolica” sugli allievi. Gli allievi più deboli e svantaggiati finiscono così per credere che il loro futuro sia predestinato secondo i loro “doni naturali”. La pedagogia non ha l’obbligo dei risultati (come vorrebbero molti) ma almeno quello dei mezzi. Tra gli anni 60 e 70 tutto questo era pane quotidiano nella riflessione pedagogica e sociologica. Oggi non possiamo dire la stessa cosa. E’ bene dunque che tutti gli insegnanti si interroghino quotidianamente sulla delicatezza del loro ruolo e sul compito principale della pedagogia: l’emancipazione degli individui, tutti, non uno di meno. Inventando gli strumenti didattici più utili allo scopo (situazioni didattiche attive, centralità della valutazione formativa, ecc.). Qui sotto una recensione del volume:



LA SCUOLA DELL’INFANZIA PRIMO LIVELLO DEL SISTEMA DI ISTRUZIONE

La Legge n. 107 delega il governo ad emanare un Decreto Delegato di riordino dei “servizi” educativi per il settore 0-6. Qui sotto il parere critico di Francesco Greco (Associazione  Nazionale Docenti) al fine di salvaguardare la scuola dell’infanzia come primo livello del diritto allo studio  (non semplice “servizio”) e la sua gestione da parte dello Stato. Il disegno di Legge attualmente in discussione mette infatti fortemente a rischio questi punti fermi che sono costituzionali. Lo Stato si impegna a generalizzare la scuola dell’infanzia ma parla di “servizi” e  ne delega la gestione a Regioni, Comuni e privati. Più sotto il parere di Antonia Sani (Associazione per la Scuola Pubblica). :



Le ragioni della scuola pubblica. 

Alle origini di una scelta: le tesi di Condorcet

L’idea della scuola pubblica ha una storia nobile e padri fondatori sempre attuali. Ripartiamo da Condorcet leggendo un suo denso e chiaro libretto sul tema: le cinq memoires sur l’instruction publique, scritte durante la Rivoluzione francese:


DIRITTI CIVILI UNIVERSALI VS. DIRITTI DI APPARTENENZA


Prendendo spunto da una vicenda di questi giorni svolgo alcune riflessioni su quale tipo di convivenza intendiamo costruire in Italia, su qual è la natura del patto  che  unisce persone che vivono nello stesso territorio (con inevitabili responsabilità sul piano educativo):

L’EDUCAZIONE DI FRONTE ALLA BARBARIE

Il barbaro attentato di Parigi del 7 gennaio 2015  si caratterizza subito per il suo alto valore simbolico. Quali interrogativi questa vicenda pone alla scuola e al mondo dell’educazione?  Qui sotto un mio articolo sul tema:


LAICITA’ E SCUOLA, LAICITA’ NELLA SCUOLA

Il problema della laicità non riguarda solo i rapporti tra lo Stato e le appartenenze religiose, ma anche la dimensione pedagogica e formativa. Laicità è infatti imparare a resistere a tutte le forme di manipolazione, di  dogmatismo, anche quando provengono da coloro che ci vogliono emancipare; è imparare a  a far prevalere l’ “esigenza di verità” (su cui si fondano le argomentazioni razionali) sulle opinioni superficiali e i pregiudizi. Di qui il compito centrale della scuola e degli insegnanti. Ecco un mio documento sul tema:

COMPETIZIONE TRA LE SCUOLE, COMPETIZIONE NELLA SCUOLA

Da circa un ventennio il modello per migliorare la scuola sembra esser quello della ricetta liberista: la scuola è anch’essa un’impresa e come tale deve garantire risultati in termini di prodotto.  Mettendo in concorrenza le scuole pubbliche, riconoscendo la parità con le scuole private e comparando i “prodotti” si stimolerebbe  ognuna di esse a migliorare per non restare indietro. Ho già ripercorso quella vicenda in un documento  pubblicato in questa pagina (v. “Autonomia scolastica”). Nel frattempo, il progetto che si fonda sul presunto ruolo positivo della competizione (tra scuole e nella scuola) sta diventando sempre più realtà. Nel documento che segue analizzo le ultime fasi.

SCUOLA, ISTITUZIONE DELLA REPUBBLICA

A margine del recente dibattito sulla riforma della scuola potete leggere un mio articolo in cui approfondisco alcuni temi. Nell’articolo  si fa riferimento all’intervento di un altro osservatore che sul sito www.pavonerisorse.it  ha commentato criticamente il mio articolo “Buona scuola?” (v. sotto). Allego anche un link  anche a  questo testo:


BUONA SCUOLA?

Qui sotto è possibile scaricare un mio documento di commento alla recente proposta del Governo di Riforma della scuola.Il documento è stato pubblicato in francese sul sito di Philippe Meirieu:

IL  PROFESSOR KEATING E’ UN BUON EDUCATORE?

Nell’articolo che segue svolgo alcune riflessioni sul ruolo dell’insegnante a partire dall’interpretazione di Robin Williams, recentemente scomparso, nel film “L’attimo fuggente” (ovvero,  “La Setta dei Poeti Estinti”, Dead Poets Society, nella versione originale):


LA LEZIONE DI MARIO LODI

Qui sotto potete leggere un mio articolo scritto in occasione della scomparsa di Mario Lodi, maestro ed educatore:


PRINCIPI PER UN’EDUCAZIONE DEMOCRATICA

Questo documento è stato scritto da Philippe Meirieu, pedagogista francese e professore all’Università di Lione. Lo ringrazio per avermi gentilmente concesso  di tradurlo in italiano. Nel testo che segue Meirieu indica quelli che a suo parere sono i postulati, i principi che caratterizzano la scuola in uno Stato democratico e di diritto.   Per molti di questi principi si sono battute generazioni di educatori, insegnanti, cittadini, al punto che si è finito per darli per scontati. Le vicende degli ultimi vent’anni ci   hanno riportato alla realtà. La scuola come luogo di emancipazione degli individui, invenzione recente dell’Occidente, è una costruzione storica che potrebbe anche essere abbandonata in un futuro prossimo. Di qui l’importanza di questo documento. Esso ricorda a tutti  che, direbbe Meirieu, “la pedagogia è uno  sport di lotta”.  A monte di ogni progetto pedagogico c’è una fede e una speranza comune. Senza una “religione civile” non vanno avanti né le nazioni né i loro sistemi formativi.  La fede dell’educazione democratica si fonda  sulla convinzione che  nessuno deve essere condannato all’esclusione,  che la trasmissione della cultura non ha tanto per obiettivo di selezionare le elites o i più adatti al mercato del lavoro ma prima di tutto quello di emancipare e far crescere i soggetti  a partire dalla loro più tenera età. Di tutto questo  Philippe Meirieu scrive con lucidità e chiarezza specificando una serie di “punti fermi”.  Vi invito quindi  a leggere questo documento. La consapevolezza del compito educativo della scuola, la speranza  nel soggetto di domani è la scommessa che ci muove ogni giorno e  orienta tutto ciò che facciamo. Senza questa speranza  il nostro lavoro non avrebbe più alcun senso.


AUTONOMIA SCOLASTICA: CRONISTORIA DI UNA RIFORMA (E DEI SUOI LIMITI)

In Italia quando si parla dei problemi della scuola quasi mai li si mette in relazione con la riforma epocale che l’ha trasformata dopo il 2000, quella dell’autonomia. Mi rendo conto che formulando critiche al progetto originario targato centro sinistra compio un atto di lesa maestà. Premesso che il mio punto di vista può naturalmente essere condiviso o no, chiedo semplicemente che si possa iniziare a ragionare non solo sulle ultime riforme devastanti ma anche sulle loro premesse. L’autonomia, così come è stata realizzata, non deve essere un a priori. E’ una riforma organizzativa della scuola che, come altre, ha le sue luci e le sue ombre. La mia tesi, in particolare, è che l’autonomia delle scuole in Italia si sia realizzata mettendo in forse alcuni principi fondanti che la scuola come istituzione dovrebbe garantire. E’ prevalsa sempre più una concezione della scuola come semplice “servizio”, con ampie concessioni alla sua versione consumeristica (concorrenza tra scuole, corsi a domanda, ecc.). Un modello del tutto discutibile, che peraltro è stato realizzato in modo poco coerente e incompleto (e quindi con ampie riserve anche sulla sua efficacia, oltre che sulla sua equità). Leggi il documento:

Sul sito di Eurydice si può scaricare la ricerca sul livello delle autonomie  gestionali e didattiche delle scuole nei paesi europei (v. autonomia scolastica in Europa)


SCUOLA MEDIA UNICA: 1963 – 2013

La scuola media unica aperta a tutti compie cinquant’anni. Ebbe inizio infatti nell’anno scolastico 1963/64. Potete leggere un mio articolo che ricorda quella stagione, con i necessari richiami all’attualità, su questo documento:


IL MITO TECNOLOGICO DELL’EDUCAZIONE

Il mito tecnologico è vecchio quanto l’uomo. E’ il mito della fabbricazione dell’altro, ben rappresentato dalla storia di Frankestein, tema del fortunato romanzo di Mary Shelley. Nello stesso modo, possiamo dire, si può “costruire” un allievo, dunque una persona, mettendo insieme una serie di saper fare,  a cui, attraverso un attento slittamento semantico, si dà il nome di “competenze”. Una nuova egemonia culturale, quella della scuola “produttiva”, fa ritornare in auge un vecchio mito. In questo modo si snatura il concetto di competenza, che, se inteso nella sua complessità, ha grandi vantaggi pedagogici: quello di opporsi all’ “psicologia delle doti” (non si nasce con le competenza ma si può apprenderle, di qui l’importanza dell’educazione) e quello di attirare l’attenzione sull’importanza del transfert, cioè sulla necessità di saper utilizzare una conoscenza in un contesto nuovo. Un documento su questo tema qui sotto:


SISTEMA DI ISTRUZIONE E SCUOLE PRIVATE

A Bologna nel mese di maggio 2013  si è svolto un referendum. Il Comitato promotore chiedeva di abrogare il finanziamento del Comune alle scuole dell’infanzia paritarie. La questione posta dal referendum bolognese, anche al di là del suo esito specifico, va ben al di là dei confini emiliani. Riapre infatti la questione dell’organizzazione e della gestione della scuola e dei servizi educativi, della laicità dello Stato e delle Pubbliche Istituzioni e del ruolo esercitato dalle scuole non statali.  La Rivista Infanzia ha partecipato a questo dibattito pubblicando un  articolo a mia firma e un altro a firma di Egidio Lucchini, storico collaboratore della Rivista. Qui sotto potete leggere entrambi gli articoli  e fare le vostre valutazioni sulla questione:


 L’EDUCAZIONE  E I RISCHI DEL  PREGIUDIZIO

Il pregiudizio è vecchio quanto la società umana. Ha infatti esercitato una funzione sociale rendendo completamente chiaro ciò che è indefinito. Il pregiudizio serve per esorcizzare  le paure ma tende ad assolverci da  ogni responsabilità. Quando si allarga diventa un passo all’indietro della società, un ritorno al maschio primitivo che rifiuta ogni diverso facendone un nemico,  misconoscendo tutta la tradizione biblica, che a partire dall’episodio di Caino (in cui Dio  punisce ma  non uccide) ci ha aiutato a elaborare il riconoscimento dell’altro. Nel documento che segue affronto questo tema e i suoi risvolti in campo educativo.


QUANDO L’INGLESE E’ PROVINCIALE: LINGUA ITALIANA  E MULTILINGUISMO

Qui sotto un mio articolo sul multilinguismo e l’uso dell’inglese in Italia  anche con riferimento alla scuola. Il secondo documento è il testo della Commissione Europea (2005) dedicato alla politica del multilinguismo. Il documento è stato redatto a cura di Esperanto Radikalia (v. www.democrazialinguistica.it) :

Contro l'uso esclusivo dell'inglese nelle Università  italiane . La promozione della lingua nazionale è un dovere civile e impegna anche il sistema formativo. Qui un interessante articolo di Lorenzo Tomasin  sul tema.

“ESPERTI” MONDIALI vs. DEMOCRAZIA

“Esperti” dell’educazione riuniti  dal WISE (Forum fondiale sull’inovazione e l’educazione), organizzazione della Qatar Fundation per parlare del futuro dell’insegnamento e dei sistemi educativi. Qui sotto un’analisi attenta di Philippe Meirieu (francese).Più sotto il sito del WISE (inglese):

Conciliare studio e sport

Silla Gambardella, giornalista e scrittore, intervista Monica Mesce, Direttrice dell’Istituto Milano, una scuola superiore che ha previsto un percorso formativo  per i giovani atleti: